"Donne libere dalla violenza nel lavoro"
Con la parola d'ordine "Donne libere dalla violenza nel lavoro", i coordinamenti donne di Cgil/Agb, SgbCisl e Uil/Sgk partecipano alla celebrazione della giornata internazionale del 25 novembre per l'eliminazione della violenza contro le donne. Segue il comunicato stampa:
Ricatti e soprusi subiti dalle donne sul luogo di lavoro sono un fenomeno che esiste, ma è anche il più difficile da far emergere". Lo affermano in una nota congiunta le sindacaliste Doriana Pavanello (Cgil/Agb), Donatella Califano (SgbCisl) e Monica Munari (Uil/Sgk), riferendosi al recente report dell'Istat, secondo cui più di un milione di donne tra i 15 e i 64 anni hanno subito ricatti a sfondo sessuale o molestie fisiche da parte di colleghi o dei datori di lavoro. "In poche trovano il coraggio di denunciare l'accaduto - affermano le sindacaliste -, sia per paura di perdere il lavoro, sia per il timore di essere giudicate, e in molte decidono piuttosto di rinunciare a quel lavoro o alla carriera se questa diventa merce di scambio sessuale. Il mondo del lavoro non è avulso dalle contraddizioni che troviamo presenti nell'intera società per quanto riguarda lo squilibrio di potere tra donne e uomini, ma anche qui si tratta d'intervenire su più livelli".
Secondo i coordinamenti donne di Cgil/Agb, SgbCisl e Uil/Sgk, la campagna #MeToo ha contribuito a rompere il silenzio sui ricatti sessuali perpetrati in una parte del mondo del lavoro, ma serve mantenere massima l'attenzione in modo da far emergere questo fenomeno ad ampio raggio. "I settori più colpiti - aggiungono Pavanello, Califano e Munari - riguardano ambiti in cui si riscontra una vasta presenza di lavoro femminile, come il settore amministrativo, del commercio e dei servizi. Si tratta di mettere in atto azioni di prevenzione delle violenze, agendo sull'organizzazione del lavoro e sensibilizzando i datori di lavoro che sono i responsabili della salute dei propri dipendenti".
Lavorare sotto ricatto o nel timore di molestie fisiche oppure essere bersaglio di mobbing, spesso per aver detto no, provoca pesanti disagi all'integrità psicofisica di chi ne è vittima. Per questo, dicono le sindacaliste, i rischi connessi a varie forme di violenza riscontrabili sui luoghi di lavoro dovrebbero essere ricompresi nella normale valutazione dei fattori di rischio aziendali. In ambito della prevenzione di comportamenti lesivi della dignità già nel 2016, Cgil, Cisl, Uil e Confindustria hanno sottoscritto un accordo quadro contro le molestie e la violenza sui luoghi di lavoro. "Si tratta ora di applicare quel protocollo rafforzando, con la contrattazione aziendale, le tutele legali e psicologiche di chi ne è rimasta vittima", affermano le sindacaliste altoatesine che alla nuova Giunta chiedono anche di varare unalegge provinciale di contrasto al mobbing e misure di prevenzione delle violenze inserite nei piani provinciali di parità.
"Invitiamo tutte le lavoratrici a denunciare le situazioni di violenza sul lavoro, perché il sindacato sarà al loro fianco per difenderne la dignità ", concludono le sindacaliste.
Ricatti e soprusi subiti dalle donne sul luogo di lavoro sono un fenomeno che esiste, ma è anche il più difficile da far emergere". Lo affermano in una nota congiunta le sindacaliste Doriana Pavanello (Cgil/Agb), Donatella Califano (SgbCisl) e Monica Munari (Uil/Sgk), riferendosi al recente report dell'Istat, secondo cui più di un milione di donne tra i 15 e i 64 anni hanno subito ricatti a sfondo sessuale o molestie fisiche da parte di colleghi o dei datori di lavoro. "In poche trovano il coraggio di denunciare l'accaduto - affermano le sindacaliste -, sia per paura di perdere il lavoro, sia per il timore di essere giudicate, e in molte decidono piuttosto di rinunciare a quel lavoro o alla carriera se questa diventa merce di scambio sessuale. Il mondo del lavoro non è avulso dalle contraddizioni che troviamo presenti nell'intera società per quanto riguarda lo squilibrio di potere tra donne e uomini, ma anche qui si tratta d'intervenire su più livelli".
Secondo i coordinamenti donne di Cgil/Agb, SgbCisl e Uil/Sgk, la campagna #MeToo ha contribuito a rompere il silenzio sui ricatti sessuali perpetrati in una parte del mondo del lavoro, ma serve mantenere massima l'attenzione in modo da far emergere questo fenomeno ad ampio raggio. "I settori più colpiti - aggiungono Pavanello, Califano e Munari - riguardano ambiti in cui si riscontra una vasta presenza di lavoro femminile, come il settore amministrativo, del commercio e dei servizi. Si tratta di mettere in atto azioni di prevenzione delle violenze, agendo sull'organizzazione del lavoro e sensibilizzando i datori di lavoro che sono i responsabili della salute dei propri dipendenti".
Lavorare sotto ricatto o nel timore di molestie fisiche oppure essere bersaglio di mobbing, spesso per aver detto no, provoca pesanti disagi all'integrità psicofisica di chi ne è vittima. Per questo, dicono le sindacaliste, i rischi connessi a varie forme di violenza riscontrabili sui luoghi di lavoro dovrebbero essere ricompresi nella normale valutazione dei fattori di rischio aziendali. In ambito della prevenzione di comportamenti lesivi della dignità già nel 2016, Cgil, Cisl, Uil e Confindustria hanno sottoscritto un accordo quadro contro le molestie e la violenza sui luoghi di lavoro. "Si tratta ora di applicare quel protocollo rafforzando, con la contrattazione aziendale, le tutele legali e psicologiche di chi ne è rimasta vittima", affermano le sindacaliste altoatesine che alla nuova Giunta chiedono anche di varare unalegge provinciale di contrasto al mobbing e misure di prevenzione delle violenze inserite nei piani provinciali di parità.
"Invitiamo tutte le lavoratrici a denunciare le situazioni di violenza sul lavoro, perché il sindacato sarà al loro fianco per difenderne la dignità ", concludono le sindacaliste.